Le istituzioni educative in Colombia

© Roberta Mascia

Il materiale bibliografico in lingua spagnola è stato reperito direttamente in Colombia presso:

  • Il Ministero della “Educación Nacional” L'”Universidad Pedagògica” di Bogotà
  • L'”Universidad Antonio Nariño” di Bogotà
  • La Federación Colombiana de Educadores
  • Il D.A.N.E. (Departamento Administrativo Nacional de Estadistica)
  • Nella biblioteca personale e per gentile collaborazione del Sig. Carlos Enrique Escobar

Introduzione

Con questo lavoro ci proponiamo di ricercare le cause delle difficoltà che si riscontrano attualmente in Colombia nel campo dell’educazione. A tale scopo abbiamo ritenuto utile riassumere brevemente la storia delle istituzioni educative nel Paese:

  • il primo capitolo tratterà della scuola colombiana alle sue origini, delle riforme al tempo della costituzione dello stato indipendente, delle divergenze tra liberali e conservatori, e dell’alternarsi dei due partiti al governo fino al concordato con la Santa Sede.
  • Nel secondo capitolo, partendo dalla legislazione del 1903, esamineremo la situazione della scuola nei primi decenni del secolo, proseguendo con le riforme durante i successivi governi, fino al programma di A. Lopez Pumarejo detto “Rivoluzione in marcia”.
  • Nel terzo capitolo tenteremo di stabilire invece quanto gli interventi internazionali abbiano influito sulle scelte educative e in che modo la trasformazione dell’economia abbia modificato la situazione scolastica.
  • Nella quarta parte parleremo dell’evoluzione della scuola contemporanea e analizzeremo i recentissimi programmi di rinnovamento economico ed educativo.  

Se è vero che la dipendenza dagli Stati Uniti pesa con forza nella scelta delle politiche educative, la struttura stessa della società colombiana condiziona queste scelte. La Colombia, che è sempre stata tra i paesi più industrializzati dell’America Latina è il quarto per numero di abitanti e il quinto per superficie. Con le sue coste divise fra Oceano Pacifico e Mar dei Caraibi, occupa un posto strategico tra l’America centrale e l’America del Sud. Il suolo presenta ampie pianure e dense selve tropicali e una regione centrale andina che concentra la maggior parte della popolazione nelle valli e sugli altipiani.

La Colombia, per un verso peculiarmente rappresentativa dell’America Latina, per un altro ha caratteristiche diverse dal resto della Ibero America. Due partiti “aristocratici”, quello liberale e quello conservatore, si sono alternati al potere senza che mai alcun’altra corrente abbia costituito una minaccia per la loro egemonia, mentre l’indiscusso potere della Chiesa cattolica ha esercitato una pesante influenza sull’educazione (nel 1992 il partito All. dem. M. 19 ha superato alle elezioni il partito conservatore). La vita sociale è stata sempre caratterizzata da un clima di violenza con fasi di maggior acutizzazione e negli ultimi decenni il crescente potere dei narcotrafficanti ha brutalmente determinato la fisionomia stessa del Paese.

L’élite colombiana “isolata quasi sempre a Bogotà, a 2600 metri di altitudine, vive più seguendo l’ora di New York, Parigi, Londra, che l’ora colombiana”1. Per gran parte educata in scuole straniere (statunitensi ed europee) insegue il sogno del suo destino prestigioso.

Secondo Aline Helg se la Colombia è un Paese poco conosciuto dagli europei ciò è dovuto soprattutto al disinteresse che intellettuali colombiani hanno dimostrato per la propria storia. Ancora nella prima metà di questo secolo la storia era scritta come apologia politica, da autori liberali e conservatori. Era la cronaca delle “gesta dell’indipendenza” specie dei membri della classe “señorial” e spiegava la miseria e la decadenza del popolo con teorie deterministe. Verso la fine del primo cinquantennio si verificò un rinnovamento culturale dovuto a vari fattori; tra questi la creazione dell’Istituto di filosofia annesso alla Facoltà di diritto dell’Università nazionale, che rompeva con la sterilità della tradizione scolastica dominante, e la rivolta popolare detta il “bogotazo”2 del 9 aprile 1948 che strappò gli intellettuali colombiani dal loro stato di sonnolenza.

Nel 1955 fu fondata la rivista Mito che ha rappresentato un salto nella storia culturale colombiana. Secondo l’opinione di Rafael Girardot, Mito “smascherò indirettamente la poderosa infrastruttura culturale che aveva soddisfatto le necessità del retroprogressismo e rivelò documentatamente le deformazioni della  vita quotidiana dovute all’impero ‘señorial’ “3.

Alla rivista collaborarono autori di tendenze politiche opposte, a dimostrazione che era possibile rompere quel cerchio di mediocrità e che forze diverse, più vivaci e attive, erano pur esistenti nel Paese.

Negli anni seguenti cominciò a diffondersi l’istruzione superiore fino a strati sociali cui era stata preclusa e ad ampliarsi di conseguenza il cerchio degli intellettuali.

Nacquero forme di opposizione e si accrebbe l’interesse dei colombiani per la loro storia politica, sociale ed economica. Ciò non ha evitato, purtroppo, che gli studi sulla Colombia siano stati effettuati in buona parte da stranieri, quasi tutti di lingua inglese.

Dai primi anni ’50 tutta l’America Latina ha vissuto sotto l’influenza delle cosiddette “strategie di di crescita economica attraverso 10 sviluppo delle risorse”, strategie che in effetti avevano come scopo principale quello di allontanare i Paesi dall’influenza di Cuba. L’indagine sull’educazione si è quindi orientata soprattutto verso l’analisi socio-economica O verso la storia legislativa; le riforme sull’educazione sono state effettuate senza veramente penetrare nel vivo dei problemi ma osservando la materia dall’esterno, staccata dalla realtà concreta dalla vita quotidiana.

La storiografia ha subito la stessa sorte: relativamente alla Colombia si conosce una storia centrale e ufficiale che riguarda le classi dirigenti e le élites, ma esistono sconosciute o ignorate, le storie periferiche dei colombiani che vivono non partecipi delle grandi trasformazioni mondiali.

Le classi dirigenti, pur delineando ambiziosi progetti di riforma scolastica, sostengono sempre più la scuola privata che non si presenta però uniforme nè rispetto all’utenza nè rispetto ai contenuti. Accessibile ai ceti medi e a quelli più abbienti, in quest’ultimo caso la differenza si accentua con la ricchezza delle strutture spesso anche con la qualità dello stesso corpo insegnate.

Secondo Jesus R. A. Rodriguez4 la scuola pubblica in Colombia potrebbe chiudersi temporaneamente e questo fatto non avrebbe conseguenze radicali per il Paese. L’indifferenza della borghesia, con la sua struttura educativa autonoma, ha permesso che le oligarchie regionali sopravvivano e che mantengano l’egemonia sopra l’intero contesto sociale.

Si spiega così, in buona parte, perché gli interventi di rinnovamento della scuola non provangano quasi mai dalla borghesia nativa ma da fattori internazionali5.

Secondo i dati D.A.N.E.6 del 1988, 13.250.000 colombiani presentano uno stato di povertà critica e le loro necessità basilari non soddisfatte nel campo della salute, del lavoro, della sicurezza sociale, sono associate all’analfabetismo e alla subscolarità.

Le condizioni di povertà riguardano nella maggioranza i settori rurali (7.120.000) e gli urbanizzati marginali. Si segnala una situazione sotto il livello di povertà assoluta che riguarda un 30% di questa popolazione: tra disoccupati ed occupati con salario al di sotto del minimo legale si si trova il 41% della forza lavorativa urbana in Colombia7

Nonostante la sfrenata campagna contro l’analfabetismo la frequenza nella scuola primaria continua ad essere in Colombia un privilegio ed ampi settori sociali ne restano esclusi. Gli elevati indici di emarginazione, con tutte le loro implicazioni, svincolano le masse dalla scuola. In campagna la violenza già leggendaria produce mobilità nelle zone rurali; la migrazione costante allontana gli abitanti dai luoghi con presenza di strutture scolastiche, li orienta verso le città. La città colombiana, d’altronde, moderna e tentacolare, costringe in miseria e desolazione gran parte della popolazione; nelle zone emarginate risiede circa il 40% della popolazione urbana8 con elevati indici di denutrizione ed i bambini non possono accedere alla scuola, o perché questa non esiste, o perché, quando esite, non dispone di docenti o comunque perché nelle zone emarginate la scuola non è ritenuta una necessità. I progetti di pianificazione dell’educazione avrebbero dovuto portare un grosso cambiamento nella scolarizzazione nazionale: ci proponiamo quindi di seguirne il decorso nel contesto politico, sociale ed economico.


  1. Aline Helg, Civiliser les peuples et former les élites, Edizione colombiana, 1984, ed. Cerec, Bogotà, 1987, p. 11.
  2. Il 9 aprile 1948 fu assassinato nel centro di Bogotà il leader della sinistra liberale Jorge E. Gaitan, questo fatto segnò l’inizio della rivolta.
  3. Rafael Guitierrez Girardot, in Manual de Historia de Colombia, vol. 3, p. 535, edizione Terzer Mundo, Bogotà, 1984.
  4. Jesus R. A. Rodriguez Renjifo, Coloquio de Docentes y Investigadores en Historia de la Educación, ed. Diana Soto Arango, Bogotà, 1992, p. 213.
  5. Ibidem.
  6. D.A.N.E., Departamento Administrativo Nacional de Estadística.
  7. M.E.N., (Ministero di Educazione Nazionale) Accion Educativo Cultural, Bogotà, 1988, p. 12.
  8. Jesus R. A. Rodriguez Reinjifo, op. cit., p. 213.